Passato, presente, futuro

Sono quattro anni precisi che è iniziata questa bella impresa.
In questi quattro anni la mia vita è cambiata in modo incredibile.

Forse nessuno di voi, se non chi mi conosce da vicino, ha l’esatta misura dell’opera. Probabilmente fra voi può capirmi chi ha vissuto un’esperienza come la mia, o almeno chi, esperienze come la mia, le vede da vicino.

Cos’è successo?

È successo che la scienza ha cambiato una vita al punto da renderla irriconoscibile. Il dolore è per lo più un ricordo ed è merito mio, ma soprattutto di chi mi ha dato l’opportunità di farlo essere un ricordo.

So benissimo che diffondere cultura scientifica sul dolore persistente è difficilissimo. Ne sono prova, ad esempio, i corsi con luminari in materia che, in Italia, accade vadano deserti. Conosco le storie di frustrazione di professionisti e pazienti che si scontrano con chi non si mette in discussione, chi non impara, chi non cambia paradigma. Eppure, il dolore è una fra le esperienze umane più basilari e comuni, che non dovrebbe essere sminuita, spazzata sotto ai tappeti e men che meno considerata secondaria rispetto alle lesioni o alla perdita di funzionalità. Il dolore merita dignità, così come chi lo vive merita rispetto. Il rispetto passa attraverso la fornitura di cure dignitose, adeguate, in accordo con le migliori evidenze scientifiche disponibili. Sarebbe troppo facile trattare pazienti che non hanno niente, che se ne vanno felici dopo quattro parole e due grattini. Noi siamo complicati, noi veniamo fatti diventare complicati dall’incapacità di chi non si aggiorna.

Accumuliamo anni di malfunzionamenti e frustrazioni, che si trasformano in matasse complicate e difficili da districare per i professionisti che decidono di mettersi realmente al servizio della salute dei loro pazienti.

Però il re è nudo. Almeno un po’. Se le rivoluzioni partono dal basso, chi soffre di dolore cronico ha il dovere e il diritto di non accontentarsi di spiegazioni preistoriche, totalmente anacronistiche rispetto al dolore persistente e alla sua gestione. Le cose devono e possono essere cambiate. La comunicazione e l’informazione hanno un grande potere: quello di generare cambiamento. E ripeterò la stessa storia all’infinito, se dovesse servire, se dovesse aiutare qualcuno ad avere speranza, a non arrendersi, a pensare di avere scelto la via giusta.

Io stavo morendo su un divano. La scienza sì, cambia la vita, per questo abbiamo il dovere morale di raccontarla e di condividerla.

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