Parliamo di dolore

NO, NON SIAMO ALL’ETA’ DELLA PIETRA. E’ SOLO UN’IMPRESSIONE.

Oltre a raccontarti la mia storia, di come ho “incontrato” il dolore cronico, di come è stata la nostra convivenza, di cosa abbia fatto per lasciarlo e di cosa faccio tutti i giorni per gestirlo e/o per evitare che si ripresenti, più altre amenità, a seconda della stagione, vorrei spiegarti alcune cose su di lui.

Probabilmente, se soffri di dolore cronico, e ne soffri da anni, senza che nessuno sia mai riuscito a darti una cura, ti starai chiedendo com’è che un’esperienza tanto comune per gli esseri umani, sia così poco considerata dalla ricerca scientifica. Fidati: il fatto che la scienza del dolore non sia applicata nella pratica clinica, o sia applicata da pochissime “mosche bianche”, non vuol dire che non esista. Tutt’altro.

Esistono moltissimi “educatori” nel campo della Scienza del Dolore, ad esempio Lorimer Moseley, “clinical scientist”  (se mai lo incontrerò credo che piangerò, è una vera rock star) e Peter O’Sullivan “professor of musculoskeletal physiotherapy”, unitamente al loro “lavoro abituale” cercano di raccontare alla gente comune, come me e te, cosa è il dolore, come funziona, come si può gestire. Insomma: se parli inglese e vuoi seguirli in rete, o sui social, lo puoi fare, c’è molto materiale: interviste, podcast, siti veri e propri, interviste su YouTube, pagine Facebook, account Twitter… Alcune cose magari non le capirai benissimo, ma altre sì.

Importante è anche il lavoro degli neuroscienziati, come Steven Z. George o Kathleen A. Sluka, per citarne un paio, che si occupano di ricerca. Anche in questo caso puoi tranquillamente trovare materiale on line (soprattutto conferenze e podcast).

Parlando di istituzioni, la più importante è l’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (International Association for the Study of Pain – IASP) che promuove la ricerca, l’istruzione e le politiche per la comprensione, la prevenzione e il trattamento del dolore. È stata fondata nel 1973, sotto la guida di John J. Bonica, un anestesista e wrestler professionista (giuro) italoamericano (nato a Filicudi, così, se vogliamo fare i romantici).  L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore organizza il biennale World Congress on Pain, il più grande incontro mondiale dedicato al dolore, internazionale e multidisciplinare. Il 18° congresso mondiale sul dolore si svolgerà ad Amsterdam nel 2020. Questa associazione è interlocutrice dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità – World Health Organization – WHO) per le “questioni” legate al dolore e pubblica inoltre una rivista scientifica: PAIN, che si affianca ad altre (tra le più prestigiose Journal of Pain, British Journal of Sports Medicine, Pain Medicine Journal) e ha lo scopo, come le altre, di divulgare le più recenti ricerche e scoperte in merito al dolore.

Quindi, no: non siamo all’età della pietra e il dolore non è trascurato dalla scienza o dalla ricerca. Spesso è dimenticato dai clinici. Meglio, i clinici si “dimenticano” che la scienza avanza, si perfeziona, e gli scienziati fanno scoperte che rendono possibile e comprensibile ciò che prima non lo era e quindi bisogna modernizzare le proprie competenze.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che il dolore cronico dovrebbe ricevere maggiore attenzione come priorità di salute globale, perché un adeguato trattamento del dolore è un diritto umano ed è dovere di qualsiasi sistema sanitario fornirlo.

Spoiler: del dolore cronico si sa molto più di quanto credi. Davvero.